7 aprile 2011
I fondatori di Google Larry Page e Sergei Brin, l’ideatore di Amazon Jeff Bezos, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales e il pioniere dei videogiochi Will Wright hanno qualcosa in comune: hanno tutti frequentato scuole nella loro infanzia che utilizzavano il metodo Montessori. Una sorta di élite creativa, che l’autore Peter Sims ha deciso di chiamare “Montessori Mafia” in un recente articolo sul Wall Street Journal, che racconta i risultati di uno studio durato sei anni sul modo in cui i manager esprimono la loro creatività sul lavoro.
Il metodo di insegnamento Montessori, ideato da Maria Montessori, incentiva un ambiente collaborativo senza voti ed esami, con classi di diverse età, apprendimento e nuove scoperte in autonomia per molto tempo, principalmente per i bambini tra i due anni e mezzo e i sette anni. La Montessori Mafia è saltata fuori in una lunga ricerca scientifica durata sei anni sulla creatività nel mondo degli affari dei manager. I professori Jeffrey Dyer della Brigham Young University e Hal Gregersen della scuola di direzione aziendale INSEAD (Institut Européen d’Administration des affaires) si sono occupati di 3.000 manager e hanno intervistato 500 persone che nel corso degli anni hanno avviato società innovative o inventato nuovi prodotti.
Un numero significativo di questi manager, spiega la ricerca, ha frequentato in età scolare istituti che utilizzavano il metodo Montessori. In una intervista del 2004, i fondatori di Google, Page e Brin, attribuirono parte del loro successo alla scuola montessoriana, più che al fatto di essere entrambi figli di docenti universitari. «Siamo andati tutti e due alla scuola montessoriana e penso ci abbia formato nel non seguire le regole e l’ordine ed essere più automotivati, nel chiederci che cosa succeda al mondo, nel fare le cose un po’ diversamente» spiegò all’epoca Page.
Secondo Will Wright, famoso per aver inventato alcuni videogiochi di grande successo come Sim City e la serie The Sims, il metodo Montessori aiutò a coltivare la gioia della scoperta: «Si tratta di imparare con le tue basi, invece che con un insegnante che ti spiega le cose. SimCity arriva proprio da Montessori». Jeff Bezos da bambino era altrettanto entusiasta di questo particolare metodo di insegnamento e ritiene che abbia stimolato la sua creatività.
Nel 2006 una ricerca pubblicata sulla rivista Science mise a confronto i risultati ottenuti dai bambini che frequentavano una scuola montessoriana di Milwaukee con gli alunni di altre scuole materne.
Verso la fine dell’asilo, tra i bambini di cinque anni, «Gli studenti montessoriani si sono dimostrati più preparati per affrontare la scuola elementare nella lettura e in matematica rispetto agli alunni non montessoriani» scrivono i ricercatori. «Si sono anche dimostrati migliori in alcune “funzioni esecutive”, nella capacità di adattarsi ai problemi in evoluzione e complessi, un indicatore di un probabile successo nella scuola e nella vita».
Con il metodo di insegnamento tradizionale, spiega Peter Sims, siamo principalmente valutati per la nostra capacità di rispondere correttamente alle domande, mentre l’aspetto creativo che porta alla scoperta autonoma viene a volte trascurato. Gli autori di particolari scoperte o invenzioni non iniziano, del resto, con una idea da subito vincente, semmai dimostrano di avere la capacità di identificare qualcosa di innovativo in quello che stanno facendo e di saperlo sfruttare al meglio.
Brin e Page non arrivarono subito a Google come lo conosciamo oggi, iniziarono con un sistema semplice per migliorare le ricerche dei libri in biblioteca e successivamente furono autori di piccole scoperte che li portarono a creare il motore di ricerca per Internet più usato al mondo. «Larry Page e Sergey Brin non hanno iniziato con una idea geniale. Ma ne hanno sicuramente scoperta una» spiega Sims nell’articolo.
È difficile dire se il metodo Montessori abbia contribuito effettivamente alla nascita di due delle più innovative società esistenti oggi al mondo come Google e Amazon o se si tratti di una semplice coincidenza. La Montessori Mafia ci insegna, comunque, che modificando per gradi il nostro modo di pensare possiamo raggiungere nuovi obiettivi e scoprire nuove idee. «Quelli che lavorano con Bezos, per esempio, trovano che la sua capacità di chiedere cose come “perché no?”, “cosa accadrebbe se?” così come “perché?” sia una delle sue migliori qualità. Le domande sono le risposte.»
fonte: https://www.ilpost.it/2011/04/07/la-mafia-montessori/
—————