"Suo figlio è dislessico" così, senza tanti complimenti.
"Come dislessico? Che cosa significa?"
"Non si preoccupi, i più grandi geni del passato erano dislessici: Einstein, Da Vinci, Galileo, ...". Si ne avevo vagamente sentito parlare. Quindi mio figlio è un potenziale genio? Primo approccio: ansia!!! Secondo approccio: senso di inadeguatezza! Era troppo per me. Intanto, dopo lacrime e disperazione, mi misi subito a leggere e studiare. Più leggevo e meno ci credevo. Sembrava tutto così assurdo. Tutto ciò che per me è normale, si chiama dislessia. Credevo fosse normale scambiare la destra con la sinistra quando per stanchezza sono distratta. Credevo che fosse normale che bruciassero gli occhi dopo una lettura prolungata, o mi gira la testa. La mano destra fa male per lo sforzo da scrittura e abituata al dolore continuo, vado avanti, trascino. Invece no, è una diversa normalità. Io faccio le stesse cose che fanno tutti ma in modo diverso, anche pensare. Va bene ho capito cosa è la dislessia: sono io, è il mio modo di vivere, è mio figlio, mio marito e probabilmente lo è anche mia figlia di tre anni. Temevo il peggio invece il problema non siamo noi, ma gli altri.
Attorno alla dislessia vi sono varie correnti di pensiero: disturbi, incapacità, deficit, impossibilità (i più diffusi); caratteristica, sviluppo neurobiologico atipico, pensiero divergente.
Io so leggere, probabilmente non come vorrebbero i neurotipici che hanno stilato i parametri ma sono tutt'altro che deficitaria e nessun dislessico che conosco lo è.
MammaMary